Definizione e significato di inflazione
L’inflazione è quel momento economico caratterizzato da un incremento continuo e generalizzato dei prezzi di beni e servizi. Viene misurata attraverso l’indice dei prezzi al consumo, che tiene conto delle variazioni dei prezzi prendendo come riferimento un certo numero di beni e servizi rappresentativo del consumo delle famiglie. Questi beni e servizi che vengono presi come indice di riferimento vengono chiamati “paniere di beni”.
In parole semplici, per capire la definizione di inflazione possiamo dire che si verifica quando, spendendo un euro, i beni che si possono acquistare sono minori rispetto a quelli che avremmo acquistato con lo stesso euro in passato. Questo accade perché l’inflazione riduce il valore della moneta.
Come si calcola l’inflazione
Per misurare l’inflazione è necessario partire individuando una serie di categorie di beni e servizi, le categorie vengono poi valutate tenendo conto del peso con il quale impattano sulla spese delle famiglie. Queste categorie includono cibo, abitazione, trasporti, assistenza sanitaria ed istruzione. Ogni categoria è a sua volta divisa in sottocategorie. Una volta che sono stati identificati i beni e servizi rappresentativi, il loro prezzo viene monitorato nel tempo.
Infine, il tasso di inflazione viene calcolato confrontando il prezzo del paniere di beni e servizi in un determinato periodo con quello di un periodo precedente.
Se il prezzo medio è in salita di parla di inflazione, quando il prezzo medio è in calo si può parlare di deflazione.
Chi calcola l’inflazione?
L’organo che è incaricato di calcolare l’inflazione e più in generale l’andamento dei prezzi in Italia è l’istituto nazionale di statistica (ISTAT).
I prezzi dei beni e dei servizi che rappresentano il consumo delle famiglie vengono raccolti attraverso una serie di indagini campionarie, tra cui l’Indagine campionaria sulle famiglie e l’Indagine sui prezzi al consumo (Ipc).
In alcuni paesi, come gli Stati Uniti, l’Indice dei prezzi al consumo è elaborato dal Bureau of Labor Statistics (BLS). In altri paesi, come la Germania, è l’ufficio di statistica ufficiale (Statistisches Bundesamt) che ha il compito di monitoraggio e calcolo.
Gli indici dei prezzi al consumo dell’Istat
ISTAT per calcolare gli indici dei prezzi al consumo elabora tre parametri:
– il NIC, ovvero l’indice Nazionale per l’Intera Collettività che viene utilizzato per valutare l’evoluzione dei prezzi di tutti i beni e i servizi prodotti e acquistati sul territorio nazionale, compresi quelli destinati all’export come ad esempio l’energia elettrica, i prodotti alimentari, i servizi pubblici, i prodotti manifatturieri e i servizi di trasporto.
– il FOI che rappresenta l’indice dei prezzi per le famiglie di operai ed impiegati, questo indicatore viene calcolato sulla base di beni e servizi al dettaglio che rappresentano il consumo delle famiglie di operai e impiegati. Questo indicatore viene utilizzato anche per stabilire l’adeguatezza dei salari e delle pensioni dei lavoratori dipendenti.
– il terzo ed ultimo è IPCA, ovvero l’indice armonizzato dei prezzi al consumo. Questo indice rappresenta il costo della vita per la popolazione UE e viene utilizzato per confrontare l’inflazione tra i paesi dell’Unione Europea. In particolare l’Ipca analizza i prezzi valutando il costo effettivo, tenendo conto quindi di sconti, saldi e promozioni.
Inflazione, tassi di interesse e politica monetaria
L’inflazione, i tassi di interesse e la politica monetaria sono strettamente interconnessi.
La politica monetaria è l’insieme di azioni messe in atto dalla banca centrale per gestire l’offerta di moneta e i tassi di interesse al fine di raggiungere obiettivi macroeconomici, come la stabilità dei prezzi, la crescita economica e il controllo dell’inflazione.
Di tutti i parametri elencati in precedenza l’indice IPCA è utilizzato come riferimento dalla Banca Centrale Europea (Bce) con lo scopo di valutare e organizzare la politica monetaria. Per mantenere i livelli di inflazione bassi, la Banca Centrale Europea può prendere decisioni utilizzando la politica monetaria con lo scopo di influenzare i tassi di interesse, ad esempio aumentando o riducendo il tasso di interesse di base o acquistando o vendendo titoli di stato sul mercato.
Queste azioni possono avere un impatto sull’economia e sull’inflazione.
Un esempio pratico di queste manovre lo possiamo trovare quando le banche aumentano i tassi di interesse ai loro clienti, con lo scopo di rallentare gli investimenti e di conseguenza la domanda dei consumatori, in questo modo, diminuendo la domanda si abbassa anche il prezzo dei prodotti.
Le principali cause dell’inflazione
Le cause che portano all’inflazione sono diverse, tra le principali troviamo:
– Inflazione da domanda che si verifica quando la domanda di beni e servizi supera l’offerta disponibile, la causa è spesso riconducibile ad un aumento della spesa dei consumatori, delle imprese o del governo, oppure da un aumento delle esportazioni.
– Inflazione da costo che accade quando i costi di produzione delle imprese aumentano; di norma questo avviene quando vi è un aumento delle materie prime o ad esempio, dell’energia. Ovviamente la conseguenza è un aumento del prezzo dei beni e dei servizi.
– Inflazione importata: si verifica quando i prezzi dei beni importati aumentano. Questo tipo di inflazione può portare ad un aumento dei prezzi di beni importati, ma anche di quelli prodotti internamente che utilizzano materiali importati.
Le tipologie di inflazione
Esistono tre tipologie di inflazione che vanno a definire il fenomeno in base alla sua intensità:
– La prima fase è quella dell’inflazione strisciante ovvero quando vi è aumento costante ma graduale dei prezzi dei beni e dei servizi nel tempo, che può portare a una diminuzione graduale ma persistente del potere d’acquisto della valuta. In questo caso, il tasso di crescita dei prezzi è inferiore al 10%
– Vi è poi l’inflazione galoppante, di gran lunga più rischiosa della prima poiché si verifica quando i prezzi dei beni e dei servizi aumentano a ritmi estremamente elevati e fuori controllo. Il tasso di crescita può essere tra il 10 ed il 20%. Porta ad un forte deprezzamento della valuta, a un aumento della povertà e delle disuguaglianze.
– L’ultima tipologia, ovvero quella più grave è l’iperinflazione, caratterizzata da un aumento esponenziale dei prezzi dei beni e dei servizi in un breve lasso di tempo. Questo tipo di inflazione può portare a una perdita quasi totale del valore della valuta nazionale, con gravi conseguenze economiche e sociali. In questo caso l’IPC è maggiore del 20%.
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