Si sta complicando sempre più la vita per i correntisti italiani.
Il primo shock lo ha dato Fineco, che ha sostanzialmente obbligato i propri clienti ad investire i risparmi, pena la chiusura del conto; poi è toccato ad UniCredit annunciare un notevole aumento dei costi dei conti correnti.
Ora è la volta del gruppo olandese ING che, come riportato dal Sole 24 Ore, ha comunicato alla clientela italiana che con decorrenza 1 luglio provvederà alla chiusura di tutti i propri sportelli Atm e di tutte le casse automatiche: in sostanza un addio al cash ed ai relativi costi.
All’interno dell’articolo del quotidiano economico, si precisa che ai clienti sarà ancora consentito prelevare contanti, ma esclusivamente presso gli Atm di altri istituti bancari; il versamento di assegni avverrà invece tramite l’invio in sede della documentazione tramite posta assicurata.
La scelta di ING rappresenta un’autentica novità nel panorama bancario europeo, ancora più sorprendente in quanto intrapresa da un gruppo che non è esclusivamente digitale, bensì che ha adottato un modello misto: basti pensare che in Italia ha sempre mantenuto una presenza fisica con una rete di 63 Atm e casse automatiche oltre che di varie filiali, presto oggetto anche loro di rivisitazione.
ING a partire dal 2001, anno in cui si inserì nel mercato italiano lanciando il primo conto deposito online (denominato Conto Arancio), è sempre stata una realtà ben radicata nel nostro paese.
Attualmente il gruppo olandese conta sul territorio italiano 30 punti fisici (17 filiali e 13 Arancio Store) che verranno ridotti a 23.
Nelle città più rilevanti (Milano, Roma, Napoli, Torino, Bologna e Padova) rimarranno 6 hub presso i quali i clienti potranno ottenere consulenza e supporto su tutta la gamma di prodotti e servizi, mentre sul resto del territorio saranno dislocati 17 Arancio Store gestiti da liberi professionisti monomandatari.
Già nelle scorse settimane ING si era mossa comunicando ai propri clienti di Conto Arancio che il tasso base, a partire dal prossimo 30 giugno, verrà ridotto dall’attuale 0,02% allo 0.01% oltre che, con decorrenza 1 luglio, non sarà più possibile utilizzare il servizio di alimentazione per accreditare fondi sul conto stesso.
Queste scelte si inseriscono in un quadro generale nel quale le banche, sia a causa del boom di pagamenti digitali, sia a seguito dei tassi d’interesse negativi, stanno cercando di arginare il fenomeno dell’impennata di liquidità e depositi avvenuta in concomitanza con la pandemia, attraverso un progressivo allontanamento dalla gestione del contante.
Alessandro Foti, AD di Fineco, ha recentemente affermato che occorre invogliare gli italiani a non tenere i loro risparmi sul conto; l’attuale ristagno di liquidità non è positivo né per i clienti, né per il sistema economico nel suo complesso.
ING ha spiegato che il 96% della clientela opera ormai solo tramite canali digitali (per lo più utilizzando smartphone), di conseguenza le filiali dovrebbero divenire punti destinati a consulenza su prodotti e investimenti.
Sulla stessa linea anche Giuseppe Castagna, AD di Banco BPM, secondo il quale è ormai chiaro che a seguito dei tassi negativi, è venuto a mancare lo spread sulla raccolta di cui beneficiavano le banche.
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